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© Fondazione Musei Civici di Venezia, Italia

Testa in marmo dell'Imperatore Geta vandalizzata con uno scalpello in seguito all'atto di damnatio memoriae - Impero romano, c. 200 AC.

La gloria suprema per un imperatore romano, desideroso di riunire il potere politico e religioso, era la deificazione: divenire divino e immortale. Al contrario la punizione per eccellenza era essere cancellati dalla storia con la forza. Nell'epoca moderna è stata coniata l'espressione damnatio memoriae per descrivere tale pratica. I condannati venivano cancellati dai registri, i loro testamenti annullati e i loro ritratti distrutti. Nel caso di Geta, ucciso per ordine del fratello e co-imperatore Caracalla, la sola menzione del suo nome era diventata un reato capitale.